Lezione I - Scudo (Magia)

Per Malcolm Ray - Rufus Derair

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    Rufus Derair ~ Duke of Derair
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    Dire che era stato semplice era relativo. Rufus sedeva nella sua carrozza, attento a non sfiorare il ciuffo sul tetto e quindi rovinarlo. Era stanco e l'energia che gli erano state richieste non erano di certo poche. I portali richiedevano moltissime forze e quando ne evocava uno passava il resto del tempo a riottenere energie e a schermare il suo potere. Aveva bisogno di passare inosservato e di mantenersi in incognito il più possibile. Non poteva permettersi che il suo segreto trapelasse, lasciando emergere le sue potenzialità. Fingeva di conoscere nulla sul mondo magico e di tutto quello che ne derivava. Era un aristocratico in vacanza che si divertiva a proprie spese. Dopotutto sapeva come muoversi e come vivere bene in qualsiasi posto si ritrovasse. I suoi pensieri però continuavano a volare nella direzione di una giovane donna. Sospirò lentamente, scompigliando i capelli rossi. Nella vicinanza era sicuro che lo amasse, dopotutto riusciva a leggerlo nel suo sguardo. Quando era così però, così lontano, aveva il dubbio che qualcuno potesse conquistare il suo cuore e portarla via dalle sue intenzioni. Avrebbero potuto trarla in inganno, farle del male... non avrebbe potuto permettere tutto ciò! Voleva decisamente cambiare rotta e ritornare a Londra, doveva sperava di rintracciare la sua casa e controllarla per la sua protezione. Un pensiero lo bloccò e lo fece ricadere mollemente a sedersi, ricordandosi del pericolo del ciuffo. Ma non era questo che aveva pensato. Aveva dato appuntamento a un giovane in quelle brughiere e aveva proprio scorto dalla tendina la landa che si estendeva selvaggia sotto il suo occhio. Aveva bisogno di allontanarsi, di pensare a tutt'altro e un allievo poteva essere un ottima scusa per lasciar stare la sua amata e mettere alla prova il loro amore. Doveva avere pazienza e trovare un'idea abbastanza brillante per aggiustare tutta la situazione. Aveva convocato uno di quei tanti invitati al famoso ballo. Non lo conosceva neanche ma questo poco gli importava, era lui a dettare legge e avrebbe mascherato il suo aspetto così da non lasciare traccia del suo operato.

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    Malcolm Ray ~ Stregone
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    Lasciò posare il suo sguardo violaceo sugli ampi spazi per molti tetri, per lo stregone decisamente magnifici, anche se per certi versi malinconici. I colori del terreno gli ricordavano misteriosamente il pelo arruffato di un gatto selvatico, mentre l'ambiente selvaggio e indomabile però gli richiamò alla mente la figura di una donna. O era un gatto? Doveva trattarsi sicuramente di un gatto, o almeno così tentava di convincersi il poveretto.
    Spronò il cavallo, dal manto scuro quanto gli abiti che indossava Malcolm, e proseguì seguendo la strada brulla. Preferiva viaggiare nella totale solitudine o anzi in compagnia di almeno due gatti, ma purtroppo quel giorno non ne aveva trovati abbastanza e non si era permesso di perdere troppo tempo.
    Avrebbe dovuto infatti attenersi ad un incredibile compito in quella data così particolare, un… Aggrottò pensieroso le candide sopracciglia, tentando di ricordare quanto non avrebbe dovuto dimenticarsi così blandamente. Un incontro galante? Nella brughiera? Forse no… Un'osservazione di animali? Falchi? Scrutò il cielo tentando di scorgerne uno, invano. Una…festa a sorpresa? E gli altri invitati? Sei qui perché sei stato convocato da un aristocratico di certo molto meno svampito di te, povero idiota. Commentò sottovoce l'altro, alquanto infastidito. La tensione dello stregone gli aveva permesso di riaffiorare dai recessi stravaganti della sua innocente mente, prendendone finalmente anche se temporaneamente il controllo. Aveva accettato un invito da un associato della Moorpain Hall, l'organizzazione che aveva tenuto quell'incredibile festa di recente.
    Forse era stato imprudente, decidere così rapidamente di iniziare un percorso simile, ma sperava ardentemente che un passo del genere avrebbe aiutato quel distratto a recuperare un ordine mentale, dandosi uno scopo nella vita che non fosse accudire gatti.
    Temeva però allo stesso tempo che proprio la sua parte distratta minasse l'incontro, privandolo di un significativo collegamento con l'associazione. Avrebbe dovuto mantenere il controllo il più a lungo possibile e nelle situazioni che lo richiedevano specificatamente; purtroppo non avrebbe potuto evitare di apparire decisamente strano, ma quello era ormai inevitabile. Si riassopì dopo aver cercato di far memorizzare il più possibile quelle informazioni, lasciando quindi continuare il solito Malcolm entusiasta.
    Dopo aver osservato per qualche minuto uno strano volatile dalle piume color terra che zampettava tra delle sterpaglie riuscì finalmente ad alzare lo sguardo dalla natura circostante, voltando leggermente il capo in una direzione precisa. Ancora la vista non poteva scorgere nulla, ma l'udito amplificato dalla sua abilità gli comunicò il rumore di grandi ruote in movimento, unito all'avanzare di animali con zoccoli; ancora qualche istante e avrebbe visto una carrozza.
    Non apprezzava molto le carrozze, erano troppo piccole e chiuse, come si poteva rintracciare gatti con quel mezzo? Oltretutto aveva sempre guardato con sospetto i cocchieri, non riusciva a fidarsi di persone che potevano guidare più cavalli senza cavalcarli. Forse erano subdoli ipnotizzatori di animali, gente davvero poco affidabile.
    In ogni caso, in quei luoghi e a quell'orario non poteva trattarsi della carrozza che avrebbe dovuto incontrare; ecco, era un incontro galante con una carrozza-No, doveva concentrarsi. Socchiuse gli occhi ripetendosi mentalmente di dover incontrare un associato della Moorpain Hall, un associato, un associato, non una carrozza, ma un aristocratico, non una carrozza…
    Scacciata quell'idea molesta riuscì a condurre più velocemente il cavallo nella direzione in cui aveva udito i rumori, dunque più avanti rispetto a lui.
    Cosa avrebbe dovuto fare una volta raggiunta la carrozza? Salutarla? O salutare il malefico cocchiere? O forse prima i cavalli? Bussare per salutare il passeggero? Insomma, Malcolm si sentiva leggermente in ansia. E se si fosse dovuto far trovare già da tempo sul luogo dell'incontro che oltretutto non ricordava? Quale tragedia, avrebbe quasi voluto mettersi a rotolare tra gli arbusti dalla disperazione e scappare dalla sua stessa vergogna.
    Riprese contegno una volta vista la carrozza, insolitamente alta. Altissima. Ammirò per qualche istante il mezzo, avvicinandosi ulteriormente.
    L'altro tirò leggermente le briglie, facendo però rallentare il cavallo, mantenendolo ad una certa distanza dalla carrozza. Avrebbe aspettato che la carrozza si fermasse al posto prestabilito prima di presentarsi; poteva permettersi di apparire strano ma non scortese, tentando un approccio non ancora atteso. Un approccio che si sarebbe potuto rivelare oltretutto imbarazzante nel caso che la carrozza non fosse stata quella giusta. Un falchetto sorvolò la brughiera e l'altro lasciò che Malcolm seguisse con lo sguardo quel volo veloce.
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    Se c'era una cosa che Rufus odiava era la fretta. Con quella non nascevano mai delle belle rose, mai, e lui era un intenditore. Ci voleva cura, pazienza e dedizione. Tutte doti che non gli mancavano e a volte finiva per chiedersi come mai poi non fosse ascoltato e non riuscisse ad avere successo nella vita. Forse era troppo immerso nella metafisica... delle rose si intende e forse anche del suo amore. Socchiuse gli occhi con pathos teatrale. Quanta sofferenza provava per quell'amore logorante! Avrebbe voluto correre di nuovo via, verso la sua Londra, alla ricerca del suo amore ma doveva ben trattenersi. Non doveva dimostrare impaziente, non voleva di certo rovinare la rosa. Ci sarebbe stato un tempo opportuno per organizzare tutto e in quel momento era tutto ancora troppo presto. Si sporse leggermente dal finestrino, sperando che il vento e un po' d'aria fresca gli avrebbero fatto dimenticare tutti quei penosi ricordi. Vide un uomo a cavallo e lo squadrò con aria truce. Ogni persona che non conosceva era un attentato privato al suo ciuffo. Quasi istintivamente si portò una mano sulla testa per controllare che fosse al suo posto e poi si rimproverò mentalmente. Quello era il tipo stravagante che aveva scelto per le sue lezioni! Beh di certo non rappresentava un pericolo, non sembrava proprio un tipo pericoloso... beh effettivamente neanche lui non dava questa apparenza, specie quando faceva il giardiniere... tranne quando aveva le cesoie in mano, lì aveva quasi un aspetto selvaggio. Sbuffò infastidito, ma perchè la sua mente si ostinava a fare quei discorsi. Feci un cenno al cocchiere, inducendolo a fermarsi vicino alla brughiera, così da poter iniziare una lezione. Scesi appena fummo arrivati e non diedi nemmeno il tempo al cavaliere di smontare. Siete stato straordinariamente puntuale, non me lo aspettavo di certo! Vi chiamate Malcolm, Malcolm Ray non è vero? Io sono Rufus Derair e per oggi sarò il vostro insegnante... beh può essere anche in un futuro lontano. Avete delle domande particolari riguardo l'allenamento o posso iniziare la spiegazione?

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    Malcolm Ray ~ Stregone
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    Il volto candido dello stregone si rischiarò ulteriormente in un sorriso, oltremodo orgoglioso per quello che aveva preso come meraviglioso complimento sulla puntualità. Aveva ormai dimenticato completamente il falchetto che stava osservando, come del resto alcune sue ansie ed il suo sospetto verso i cocchieri. No, il sospetto verso i cocchieri no; mai abbassare la guardia davanti a persone del genere. Scrutò quindi per qualche attimo l'uomo alla guida dei cavalli, rischiando di ignorare l'interlocutore decisamente più importante.
    <<vi chiamate Malcolm, Malcolm Ray non è vero?>> Oh, giusto, il suo nome! Grazie al cielo quell'individuo educato gliel'aveva subito ricordato, chissà quali orribili figure avrebbe potuto fare se non fosse riuscito nemmeno a presentarsi. Ragionando sul proprio nome si rese finalmente conto della situazione -o almeno in parte.
    La presentazione era un momento importante in un incontro del genere, e, quale scortesia! Era ancora a cavallo, costringendo l'altro a piegare il collo! E se l'età gli avesse fatto venire qualche dolore? Ovviamente Malcolm si era convinto che un insegnante di qualche tipo dovesse per forza essere anche molto vetusto. Come risultato a tutti i suoi pensieri scoordinati, lo stregone era ancora a cavallo, pensando a quale miracolosa crema usasse quell'insegnante per nascondere così magnificentemente i segni dell'età.
    Ragionando meticolosamente sul carattere delle rughe inesistenti, si piegava leggermente in avanti per studiare meglio quel miracolo che avrebbe indispettito tutti i dottori londinesi; fu allora che notò una peculiarità ben più incredibile e maestosa.
    Un aspetto che sfidava ogni legge di quella fisica che avrebbe voluto comprendere meglio. Scese lentamente da cavallo, agile come un gatto ed allo stesso tempo cauto, come preoccupato che uno spostamento d'aria improvviso potesse far sparire quel miracolo svettante.
    Attese solo un istante prima di avvicinarsi, solo di qualche passo, con un'espressione allo stesso tempo stupita, ammirata e assorta.
    Quale incantesimo? Quale patto con un demone avrebbe potuto fargli ottenere un ciuffo così maledettamente ribelle??
    ''Non. Provarci. Nemmeno.'' Gli intimò l'altro, già immaginando quale domanda avrebbe fatto il poveretto al maestro. Ricordò poi allo stregone le parole precise di Mr Derair: <<avete delle domande particolari riguardo l'allenamento o posso iniziare la spiegazione?>>
    Malcolm rinsavì all'istante, tornando incredibilmente serio. Se il suo insegnante accettava solo domande sull'allenamento, su quello, ma proprio solo sull'allenamento, ecco, a meno che il fine dell'allenamento non fosse ottenere un ciuffo simile, non avrebbe potuto chiedere nulla.
    Certo avrebbe custodito quella curiosità con cura, fino al termine dell'allenamento, questo era chiaro; ora non voleva essere impertinente nei confronti di Miss Derair. ''Miss? Ah no, Mr…'' Ora guardava confuso i capelli alquanto lunghi dell'insegnante. ''Mr o Miss? Accidenti i lineamenti orientali non sono d'aiuto… Certo non si veste come una donna… Ma neanche come un gentleman di Londra…''
    E intanto si chiedeva se dovesse semplicemente inchinarsi o baciare la mano dell'insegnante.
    Optò infine per un semplice inchino, sperando andasse bene per entrambe le evenienze. E' un vero onore esser vostro allievo, Miss..ter Derair. Fece una pausa, cercando di apparire più serio. Ecco, avrei un'unica richiesta; potete assicurarmi che nessun gatto verrà ferito nel corso di questo allenamento?
    Una folata gelida di vento spazzò la brulla terra desolata sicuramente priva di gatti.
    L'altro intervenne mesto, sforzandosi di non darsi un pugno da solo: Perdonatel-Perdonatemi, iniziate pure la spiegazione.
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    Rufus rimaneva in silenzio, senza sapere bene cosa dire. Per il momento si limitava ad osservare lo strano tipo che si trovava davanti. Ma perchè fra tutti quelli in sala non aveva scelto qualcuno di meno... appariscente e forse svitato? Trattenne i suoi commenti e rimase fermo, analizzandolo con la sua espressione enigmatica e impassibile. Ancora si domandava il perchè avesse scelto proprio lui e non una persona con meno problemi tanto evidenti. Ma ora avrebbe dovuto adattarsi. Certo si conformava ben poco al suo stile e alla sua rigida moda e intellettualità, ma avrebbe provato ad andarci d'accordo quanto meglio. Dopotutto quello non era mica un incontro con piacere, era una lezione e forse quel Malcolm si sarebbe dimostrato più simpatico di quanto desse a vedere. Non che Rufus apparisse tanto più simpatico, anzi tutto il contrario, ma sempre meglio di nulla. Lo ascoltò parlare e Barma alzò di scatto un sopracciglio, facendo scattare verso l'alto il ciuffo. Che razza di domanda era? Per essere attinente all'allenamento lo era ma... ma probabilmente era più svitato di quanto ritenesse possibile. Ignorò le sue scuse e si predispose a rispondere a quella domanda, per rassicurarlo e far iniziare la lezione avrebbe sopportato anche questo. Nessun gatto verrà ferito disse pacato come non verrà ferita nessuna rosa. Era soddisfatto di quanto aveva detto ma aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa e dopo una lunga pausa, dopo essersene ricordato, aggiunse ovviamente rossa. Fece un'altra pausa Le rose rosa le perdono, sono rose rosse sbiadite, tutto il resto ha poca importanza. Era una parentesi completamente inutile ma dato che il suo allievo aveva voluto essere pignolo, meglio esserlo fino in fondo. Ora iniziamo l'allenamento aggiunse nervoso, doveva dimenticare quello che aveva detto e ritornare alla sua placida austerità Oggi vi aiuterò a evocare la magia e precisamente a utilizzare gli scudi. Gli scudi nascono dal desiderio principale di difendersi piuttosto che difendere quelli che si amano... certo può accadere ma se non in caso di vero bisogno è difficile e si ha una certa difficoltà a evocare la magia sugli altri, soprattutto a evocarla in tempo. La magia è personale quindi è difficile spiegare come fare. Dovete concentrarvi nel desiderio di concretizzare qualcosa che vi difenda e vi protegga in modo solido. Provate! Era il momento di iniziare seriamente, non avrebbe tollerato altre distrazioni adesso, avevano un allenamento da compiere e dopotutto sperava di ritornare presto dalle sue rose, non voleva soffrissero di malinconia.

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    Le oscillazioni di quel ciuffo miracoloso disturbavano incredibilmente la sua già ridotta capacità di concentrazione; tentava disperatamente di ascoltare con attenzione, di comprendere le indicazioni… Per un attimo temette di rimanere ipnotizzato e gli si oscurò completamente la vista come per prevenire quell'evenienza (improbabile ma secondo lo stregone fin troppo possibile). Il ricordarsi improvvisamente di gatti lasciati incolumi risvegliò però la sua attenzione e fortunatamente i suoi occhi. Riuscì così ad ascoltare le parole seguenti (guardando un punto imprecisato della brughiera, per evitare il ciuffo, ovviamente) e si sentì alquanto soddisfatto di averle comprese appieno.
    La lezione si sarebbe incentrata sulle rose rosse! Non gli dispiaceva affatto quella specie, anzi, trovava le rose alquanto graziose (come tutti gli altri fiori o le altre specie vegetali o insomma qualsiasi altra cosa lo stregone vedesse). Bellezza di quel fiore a parte, aveva finalmente svelato un altro arcano! (chissà qual era stato il primo) Il suo insegnante era una donna! Chiaramente solo una miss avrebbe scelto come lezione l'evocazione di rose, o comunque ne avrebbe tenuto così in buon conto. Avrebbe dovuto scusarsi per il fraintendimento, magari aggiungendo che il nome ''Rufus'' lo aveva confuso alquanto, così atipico tra le signore di quel tempo. Stava giusto per spiegarsi, quasi baldanzoso, che l'insegnante (fortunatamente) continuò il suo eloquio, cambiando anzi totalmente discorso.
    Un discorso certamente importante, dunque-Oh! Un bellissimo bruco! Si chinò al suolo, concentratissimo, atteggiandosi da vero naturalista. Dettagli che il bruco fosse in realtà un comunissimo lombrico, privo di qualsiasi fascino.
    ''Alzati, idiota'' ''Potresti essere più cortese, e poi ora sono impegnato.'' ''Vorresti, per cortesia, alzarti e prestare cortesemente attenzione al cortese Mr Derair? Grazie, cortese idiota.'' Sospirò, triste di dover abbandonare il nuovo esemplare dei suoi studi, e si alzò, guardando finalmente l'insegnante. Oh, sì, certo. Disse allora, nonostante avesse in realtà ascoltato metà delle sue parole.
    Visto di tre quarti sembrava in effetti un uomo, ma quindi perché parlava di rose-''Lo scudo!'' Gli intimò l'altro, con molta meno cortesia. Era ormai abbattuto, praticamente certo che Malcolm non sarebbe stato in grado di far magie senza un gatto da proteggere o un effettivo pericolo. Anzi era più probabile che riuscisse ad evocare un roseto intero, o una carrozza guidata da gatti, o chissà che altra idiozia.
    In realtà lo stregone sembrava più presente del solito, anzi addirittura serio. Che fosse in generale l'argomento della protezione? Del resto ci aveva sempre tenuto molto, anche se rendendosi ridicolo il più delle volte… Ma avrebbe davvero ottenuto qualcosa senza uno stimolo? L'altro avrebbe dovuto tenersi pronto, per guidarlo in caso di una magia effettiva; che magari l'ottimo stregone ricordasse di avere fatto, per una volta.
    Malcolm poteva avvertire lo scetticismo dell'altro, eppure non se ne curava. Aveva da sempre lasciato a lui la propria protezione, dunque affidandola più all'istinto, senza curarsene troppo. Le ferite minori riuscivano a rimarginarsi per la sua abilità di adattamento, ma impiegavano tempo e troppe energie. Ma se avesse imparato a difendersi meglio avrebbe di certo potuto salvare il doppio o forse anche il triplo dei gatti di Londra!
    Tutto inorgoglito (stava facendo tutto da solo), congiunse le mani, socchiudendo appena gli occhi (per non farsi distrarre dal ciuffo). ''Bene, ora…No.'' Fece un giro su se stesso (come se lo aiutasse a ragionare) e si rimise in posizione, ancora più serio. Avrebbe dovuto pensare a qualcosa di solido… Un…cubo? No, no niente geometria; un…roseto? No! Si sarebbe danneggiato per gli attacchi-O forse l'insegnante avrebbe evitato di colpirlo proprio per preservare le rose… Scartò comunque l'idea, sarebbe stato sleale. Un vassoio! Con del pesce…Lo aveva preparato con così tanta cura… Accidenti, si stava perdendo, che grande novità.
    Allora un...muro! Una cosa così semplice? Certo sarebbe crollato con un colpo di cannone, così controllò che non ci fossero cannoni nelle vicinanze. Rimanendo comunque sospettoso del cocchiere, decise di immaginare un muro davvero spesso, spessissimo, anzi un blocco di pietra monolitico.
    Allontanò le mani l'una dall'altra, istintivamente, come per tracciare una barriera ancora ideale; a quel punto si sforzò per concentrare…concentrare cosa? ''Energia?'' suggerì l'altro. ''Giusto.'' Iniziò a richiamarla, avvertendo qualcosa affluire dal petto (la colazione?).
    L'altro nel frattempo era rimasto poco ottimista, ma comunque curioso: lo stregone sarebbe riuscito solo a ricreare sulla pelle delle braccia qualche corazza spessa come certi animali o avrebbe evocato qualcosa che somigliasse a magia, per la prima volta senza il suo aiuto? Sperava solo che non evocasse rose, o almeno che non fossero di un colore diverso dal rosso.
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    Si era abbassato verso terra e aveva irritato per un pelo l'irritazione di Rufus. Essere ignorato non gli andava molto a genio e voleva rispetto. Lui non aveva rose da perdere e ogni minuto che trascorreva con quel tipo erano minuti di manutenzioni che si perdevano nel nulla. E poi cosa avrebbe mai potuto regalare in quel modo alla sua bella, se non avesse preso cura del suo roseto? Rimase meditabondo, poi si ricordò che quello non era il tempo per pensare ed ebbe un moto di rabbia. Fortunatamente il tipo già si era rialzato e l'unica cosa che lui era riuscito a fare per sfogarsi, era stato sventolare più velocemente il suo ventaglio, come se gli mancasse aria. In quel caso, pensò, non sarebbe stato un bello spettacolo. Il volto si sarebbe confuso con i vestiti. Si infuriò a quel pensiero e si concentrò su quello che il suo allievo stava cercando di evocare. Non aveva evocato bene la magia ed era riuscito a evocare solo quello che con la sua naturale abilità di stregone avrebbe saputo fare. Davanti a lui c'era un muro ma talmente evanescente e basso che sarebbe servito a ben poco. Rufus storse il naso, non era nemmeno buono per farci crescere rose insomma. Sfoderò il suo ventaglio e lo sbattè violentemente contro il suo allievo. Lingue di vento giunsero da ogni direzione a investirlo in pieno e numerosi graffi lo colpirono, fino a fargli colare sangue. Rufus continuò a sventolare il ventaglio come se nulla fosse e uno sguardo furbo gli attraversò il volto, mentre il muro si dissolveva nel nulla. Prima di tutto dovete evocare la vostra energia. Dovete ricercarla nei meandri del vostro cuore e farla scorrere nelle vostre vene, per concentrarla tutta al proprio comando. Inoltre pensare a un muro per uno scudo non è molto intelligente. In quel modo riuscirete a proteggervi solo da un lato e non servirebbe a nulla contro un attacco del genere o persino più letale. Rimaneva fermo e immobile, probabilmente quel poveretto doveva soffrire terribilmente. Quel tipo di attacchi non erano particolarmente letali ma erano sicuramente dolorosi e diminuivano la concentrazione per le numerose ferite che percorrevano il corpo. Sarebbe stato anche più violento quando sarebbe riuscito a evocare lo scudo, ma dopotutto a cosa serviva a uno scudo se non a parare colpi? Gli venne quasi da ridere. Si sarebbe divertito e si sarebbe un po' sfogato. Certo non poteva sprecare molte energie ma ne aveva abbastanza per quel compito. Adesso potete riprovare!

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    Malcolm Ray ~ Stregone
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    Che polso potente! Esclamò a mezza voce l'estasiato stregone osservando i movimenti del ventaglio mentre l'altro registrava con immensa auto commiserazione le sensazioni di dolore. E, ovviamente, di totale fallimento.
    Aveva utilizzato energia per quell'inutile muro, ed ora avrebbe impiegato troppo tempo a rimarginare naturalmente i vari graffi. E se Malcolm si fosse indispettito troppo, addio alla collaborazione. Scosse la testa, mentre mutava totalmente espressione, stringendo come innervosito le labbra. Se anche lui si fosse perso subito d'animo, sarebbe stato inutile passare un istante di più in quell'ambiente inospitale. Abbassò lo sguardo ora ostinato su uno dei tagli sul braccio sinistro, stringendo poi la superficie ferita con la mano destra. Non eccessivamente, certo, ma abbastanza da ricordare al Malcolm distratto il genere di situazione in cui si trovava. E abbastanza da consigliare molto cortesemente di lasciare a lui un maggiore controllo.
    Riuscendo infine a convincerlo, trattenne un gemito per le ferite, deciso a non dare ulteriori soddisfazioni al maestro. Non ne aveva probabilmente abbastanza prove, ma immaginava un certo sadismo nei gesti di quel impassibile individuo. Sadismo o meno, non era comunque il caso di mostrarsi debole, e del resto sopprimere reazioni istintive iniziava a diventare una sua specialità. Doveva compensare tutto ciò di cui Malcolm mancava, e la capacità di fingere figurava tra quelle mancanze.
    Alzò quindi lo sguardo, ansimando leggermente, concentrandosi sulle parole di quel singolare insegnante.
    <<adesso potete riprovare!>>
    Annuì riuscendo addirittura a mantenere alta la concentrazione; ora che aveva ottenuto un quasi totale controllo della situazione, avrebbe dovuto far emergere un maggior impegno ed un'abilità superiore. Il primo tentativo era stato alquanto scarso, sperava almeno che non sarebbe stato difficile superarlo.
    Avvertendo ancora il dolore provocato dalle precedenti folate affilate, fece leva anche su quelle per trovare una maggiore determinazione. Seguì poi punto per punto le istruzioni che gli erano appena state comunicate: prima tra tutte, una corretta evocazione dell'energia.
    ''Nei meandri del vostro cuore''…non sarebbe stato affatto facile investigare a fondo quella sezione, quel tasto dolente… Si incupì improvvisamente, fissando gli occhi di un viola quasi tetro in un punto imprecisato. I gerani… No. Non poteva permettersi di deconcentrarsi così. Chiuse velocemente gli occhi, congiungendo le mani. L'idea di muro non era stata delle più geniali, questa volta avrebbe provato a farsi avvolgere completamente dall'energia… Un'energia che doveva essere potente, benevola per se stesso ma ostile e repulsiva rispetto all'esterno. Sospirò infine, iniziando ad attingere forze da un pozzo che avrebbe voluto dimenticare totalmente. Come aveva fatto del resto l'innocente Malcolm; lui invece aveva dovuto sopportare, come sempre.
    Ferito, non sarebbe probabilmente riuscito a richiamare le energie usate quella particolare volta, ma poteva sempre contare sul fattore ''tragico passato'' per avere qualche convinzione in più.
    Un'immagine si fisso così nella sua mente, mentre iniziava già ad avvertire prima un leggero calore, poi un drastico bruciore al petto. Iniziò allora a modulare il flusso di energia, per renderlo barriera (sperava) efficace intorno al proprio corpo. Aprì poi gli occhi, come per controllare una manifestazione effettiva e tentare di evitare che questa si disperdesse inutilmente nell'ambiente.
    Sarebbe stato più forte, più concentrato, sarebbe rimasto più a lungo l'altro, avrebbe fatto qualsiasi cosa per… ''Anche se per me ormai è troppo tardi?'' Si morse un labbro, impegnandosi per far tacere quel fantasma. ''Avresti dovuto pensarci prima, fratello, a diventare più forte…'' Sta…zitta… disse a mezza voce, deciso a mantenere il più stabile possibile l'energia richiamata. Ed evitare di evocarne altra eccessivamente, o i tagli sarebbero peggiorati.
    Si impegnò quindi per sostituire velocemente l'immagine della sorella a quella più significativa di…un pesce.
    (In realtà il banale animale, se cucinato ed esposto bene su un piatto, offerto ad una festa, poteva trasmettere molti più messaggi pieni di determinazione allo stregone…).
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    Rufus stava per rialzare il ventaglio per colpire ancora, quando qualcosa lo bloccò. Quella provocazione non gli era di certo piaciuta e avrebbe colpito con forza dal primo momento ma qualcosa lo aveva trattenuto. Il vento nella brughiera si era alzato e una nuova magia iniziava a scorrere tra la linfa della natura. Uno scudo circondò completamente la figura di Malcolm e inizialmente pareva stabile, indistruttibile e pronto e difenderlo da qualsiasi colpo. Eppure c'era qualcosa nel suo sguardo di straordinariamente cupo. Rufus non ne era spaventato ma ne era incuriosito e lo osservava, chiedendosi cosa avesse potuto attivare il suo potere e farlo atteggiare in quel modo. Rimase meditabondo, socchiudendo piano gli occhi. Stava per riflettere su come dargli qualche consiglio e a osservare il suo lavoro, quando a un tratto qualcosa cambiò. Lo scudo pareva seguire delle onde di pensiero e diventava più o meno fragile al variare di questi pensieri. Rufus aggrottò la fronte e ancora attese. Studiò ancora per un paio di minuti la magia che gli si presentava davanti, poi parlò, con la sua voce grave La vostra incostanza di pensieri o di pensieri che vi donano instabilità, non vi aiutano a evocare una magia stabile. Caricò le sue lame e sferrò il colpo, facendo sfrecciare la magia in ogni direzione. I dardi colpirono appieno lo scudo che si frantumò come uno specchio, andando a ferire il suo stesso evocatore. Rufus rimase immobile, contemplando il tutto, mentre ferite come rigagnoli macchiavano la pelle del suo allievo. Dovrete fare molto di meglio. In battaglia si approfitta della fragilità, nessuno avrà pietà di voi nè dei vostri risentimenti. Se non siete in grado di combattere i vostri mostri non potrete pensare nemmeno lontanamente di essere d'aiuto agli altri! Rufus riaprì con un gesto secco il suo ventaglio e sferrò un altro colpo, curioso di vedere come avrebbe reagito il suo allievo. Era sicuramente stanco per le ferite ma avrebbe dovuto sopportare altro e altro ed era meglio che capisse fin da subito se la guerra facesse o meno per lui e capire che cosa fare.

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    Malcolm Ray ~ Stregone
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    Lo stregone barcollò, più costernato per aver fallito nuovamente che per il dolore delle ulteriori ferite. ''Instabile.'' Sbattè le palpebre, quasi per mettere a fuoco quella parola, quel termine che lo descriveva perfettamente. Non era mai stato totalmente normale, certo, ma il sentirsi consapevolmente denominare così… No, il maestro si riferiva ai pensieri, al flusso di energia… ''Quanta differenza può esserci tra i propri pensieri e se stessi? E la propria vita?'' Si incupì ulteriormente, abbassando lo sguardo, comunque ascoltando le successive parole dell'insegnante. Alzò gli occhi solo all'ultima frase, probabilmente intenzionato a ribattere. Lei non… Si bloccò, risentito, percependo il pericolo di un ennesimo colpo, l'attenzione ora concentrata sul ventaglio. Non avrebbe avuto il tempo di schivare, né di dotarsi automaticamente di qualche corazza… Spalancò ancora di più gli occhi, richiamando ancora l'energia usata in precedenza; se in un primo momento aveva funzionato, ora avrebbe dovuto perfezionare quel tentativo, evitare che si ritorcesse una seconda volta contro se stesso. ''Lei non è un mostro.'' Pensava, gli occhi fissi davanti a sé, presenti e assenti al contempo. ''Mia sorella non è un mostro''. Attingeva energie dalla rabbia, dal risentimento…dal rimpianto. Era stato il suo cuore a scegliere questi sentimenti, optando però per la strada più semplice; avevano sempre dato forza all'altro, e questo ci si era abituato, era dipeso da loro. ''Nemmeno tu sei un mostro, però.'' L'altro tremò, per un attimo, sentendo la voce del Malcolm ''stupido''. Stupido perché era colpa sua, la sua debolezza aveva ucciso un'innocente; ''stupido'' perché in realtà aveva ragione. In un momento tentato di lasciar dissolvere l'energia difensiva, pronto a pagare per quella colpevolezza, l'altro recuperò la decisione iniziale. Non chiuse gli occhi, non allontanò le mani congiunte, non abbassò già sconfitto le spalle; avrebbe trovato la stabilità in qualcosa di più decisivo di un pesce, meno oscuro di un fantasma. ''Un gatto?'' ''No!'' Si poneva le domande, si dava le risposte: se non altro aveva le idee più chiare di prima.
    Rimase comunque serio e decisamente poco allegro, nonostante avesse ora l'impressione di circondarsi di una magia meno oscillante; il dolore, fisico o meno, non avrebbero dovuto distrarlo, e nemmeno la magari vana gioia di un successo solo previsto.
    Si ritrovava innanzi ad un mostro, un mostro che non era quel bizzarro e severo maestro, ma neanche uno specchio tagliente. Nella mente di Malcolm si era ricreata l'antica memoria di un essere, un qualcosa di vivente ma allo stesso tempo estraneo alla vita: il demone.
    Lo stregone iniziava a percepire una nuova spinta, qualcosa di simile ad una motivazione. Avrebbe imparato a difendersi, e così come aveva difeso I suoi genitori, sarebbe stato in grado di proteggere… Proteggere chi poteva ancora essere aiutato.
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    Una dura lotta si aggirava nel suo animo. Forse vi era un macrocosmo nella sua mente, in cui Rufus era incluso con il suo allenamento ma vi era tutto un microcosmo insondabile, che non riusciva a cogliere e se da un lato si preoccupava, dall'altro sapeva di non poter essere in nessun modo d'aiuto. Non era abbastanza in confidenza per aiutarlo, nè si sentiva del ciuffo giusto per mettere da parte i suoi problemi e cercare di consigliargli quello che poteva andare meglio. Sferrato il colpo, era consapevole di non poter più tornare indietro e in un certo qual senso ne era soddisfatto perchè in quel modo non vi era più modo che potesse fermarsi e lasciare spazio alla sua pietà. Uno scudo si costituì attorno all'uomo che finalmente fu in grado di deviare così il corpo. Ma vi era qualcosa nella sua magia che lo rendeva instabile, se avesse continuato a farsi lacerare così dal dolore e dalla rabbia avrebbe finito per consumare se stesso e non sarebbe rimasto altro che cenere della sua esistenza. Dovete imparare a controllarvi, più lascerete i sentimenti negativi annegarvi, più sarà facile che la magia decida di rivoltarsi contro di voi e assalirvi. Siate lucido, scaturite la magia con consapevolezza e non per istinto, con esso non riuscirete mai a raggiungere un risultato positivo o completo. Avrete soltanto l'ombra della vostra vera potenzialità non aggiunse altro e si divertì a sfiorare successivi colpi in tutte le direzioni. Lo scudo che aveva evocato prima era sparito e inoltre aveva protetto solo un alto senza tenere conto di tutta la sua figura. Era arrivato il momento che lo mettesse alle strette e facesse emergere le sue vere capacità. Doveva spingersi allo stremo e sperare che si salvasse dalla corrente o lui sicuramente non avrebbe fatto nulla per aiutarlo ancora, non se la magia avesse decretato la sua fine

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    Malcolm Ray ~ Stregone
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    Consapevolezza. Ancora una volta la sua attenzione, dopo aver esaminato le asserzioni del suo maestro, scivolava su un unico termine. Spesso la mente dello stregone si comportava come un pendolo sensibile: sollecitata, oscillava senza apparente sosta, passando da un pensiero al suo opposto, percorrendo nel frattempo altri pensieri, più o meno velocemente. In mancanza di ulteriori spinte, tornava quindi nella posizione iniziale, nell'ordinata infima, trattenuta da un filo sottilissimo.
    Secondo diversi studiosi, la posizione iniziale rappresentava il senso di colpa, mentre il filo la condizione di pazzia grazie alla quale lo stregone si agitava, passando da un fatto all'altro.
    Secondo altri, invece, la prima sarebbe stata proprio questa condizione di infantilità e inconsapevolezza, trattenuta dall' altro sé, consapevole di salvare costantemente Malcolm dal baratro del passato.
    Lo stregone in realtà dava ragione solo parzialmente ad entrambe le tipologie di studiosi (stranamente anche dottori di grande fama consultati un tempo dai suoi genitori). Difatti, considerando la consapevolezza…
    Stava divagando, ancora, e ancora, e ancora… In un ridicolo frammento di tempo avrebbe potuto esporre la sua teoria sulla consapevolezza, teoria oltretutto elaborata in quello stesso momento, in una sorta di paradosso temporale creato al solo scopo di dare una parziale idea della complessità che agitava il pensiero di Malcolm in quel freddo giorno immerso nella brughiera. Certo, quell'insuperabile Duca era stato il primo a presentargli discorsi di un certo grado di profondità mentale, nonché il primo a provare di chiarirgli come estrinsecare correttamente quelle potenzialità che fin ora erano servite solo come salva vita o infantile svago…
    Basta. Divagava dalla divagazione, in una spirale inutile di pensieri utili. Mancava di consapevolezza, e trovandola non solo sarebbe riuscito a frenare I suoi atteggiamenti infantili, ma avrebbe controllato quella negatività che l'istinto gli imponeva come fonte di potere.
    Inspirò, amplificando la percezione dell'ambiente che lo circondava, imponendosi sui sensi interni, accogliendo quelli esterni. Sentiva il suono delle lame d'aria all'esterno, all'interno l'energia che affluiva verso I limiti fisici del suo corpo. Il suo intelletto era ancora scisso, tra il Malcolm dei gatti e quello dei demoni; ma se fino a quel momento avevano convissuto per sostituzione, ora, e per la prima volta, erano presenti entrambi, entrambi partecipi in una paradossale armonia tra contrari. La loro presenza dava significato alla nuova fonte di energia: né gatti, né rimpianti, sensi di colpa, attrazioni univoche, ma speranza. Speranza di attingere con efficacia alla magia, speranza di imparare, di proteggersi per proteggere, di cambiare per cambiare.
    Sorrise, mentre espandeva l'energia oltre I limiti della carne, rendendo il potere un vortice benevolo entro cui schermarsi dalle correnti avverse. Sorrideva, o meglio, sorridevano entrambi, ma non per la superbia di credere già efficace quell'atto. Sorridevano perché, per la prima volta, si sentivano consapevoli.
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    Rufus rimase impassibile, facendosi debolmente aria con il ventaglio. Aveva socchiuso i suoi lunghi occhi per scrutare con maggiore efficienza l'uomo che gli si parava davanti. Era uno studio interessante la sua psiche e cercava di dedurre tutto dai suoi movimenti, dalle sue espressioni, dai suoi modi di fare. L'utilizzo che ogni individuo fa della propria magia è talmente intimistico che permette davvero di comprendere a fuoco l'animo nascosto di una persona. Una consapevolezza brillò negli occhi di quell'uomo e uno scudo si materializzò attorno a lui, parando tutti i colpi inferti. Rufus ghignò soddisfatto. Appena finiti i colpi, lo scudo si smaterializzò. Rufus si avvicinò, come per congratularsi o almeno questo faceva presagire il suo sorriso soddisfatto. Appena fu tanto vicino per sembrare del tutto innocuo, riutilizzò il ventaglio, scatenando lame da tutte le direzioni. Avrebbe avuto pochissimo tempo per prepararsi e doveva stare attento in ogni direzione, quindi non poteva creare lo scudo in un solo lato. Ora sarebbe dipeso tutto dalla sua abilità e dalla sua prontezza nell'evocare ormai lo scudo.

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    Malcolm Ray ~ Stregone
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    Successo. Successo? L'ultimo tentativo era davvero andato a buon fine? Avvertì, avvertirono una seconda nuova sensazione; nuova non perché provata per la prima volta, nuova perché per la prima volta provata per un motivo legittimo. Soddisfazione. Illuminava il volto dello stregone con un sorriso che aveva però perso tutta l'ingenuità che si era sempre accompagnata a quel semplice gesto.
    Malcolm non poté poi sentirsi più soddisfatto, non dopo aver notato che la soddisfazione si rispecchiava nel suo insegnante, il quale si stava oltretutto avvicinando. Nel mentre, I pensieri di Malcolm si susseguivano con la solita caotica velocità, soffermandosi sull'abbigliamento del maestro, su un verme lunghissimo vicino al proprio piede, sulla forma delle nubi, sull'autocongratulazione: ''Le mie più sentite congratulazioni, pessimista'', su un sasso, su un ciuffo, sul ventaglio, su-''Attento.'' La voce dell'altro non dovette attendere nemmeno un istante: le due percezioni, prima totalmente estranee, avevano scoperto la collaborazione, e- ''Basta autocelebrazioni, concentrati!'' L'altro sé avvertiva il sibilo del vento tagliente, poteva calcolare approssimativamente le traiettorie, il tempo in cui-''Non abbiamo tempo.'' Malcolm approssimò velocemente I calcoli troppo minuziosi dell'altro, procedendo con l'evocazione, terminando l'avvincente monologo durato meno di un frammento di secondo. Espanse nuovamente il flusso di energia, uniforme, perpendicolare ad ogni sua superficie fisica. Con maggior sicurezza nelle proprie capacità, nelle capacità di entrambi uniti, con doppia concentrazione ed energia evocò così un vortice integrale. Non avrebbe tollerato altre ferite.
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    Rufus rimase sorpreso quando, avvicinandosi, il suo allievo ancora non aveva reagito al suo scatto. Possibile che lo avesse preso così di sorpresa? Possibile che bastasse una così piccola soddisfazione per fargli abbassare la guardia? In quel caso in una battaglia sarebbe stato spacciato: non si terminava di gioire per aver evitato la morte che subito i suoi dardi riprendevano a tiranneggiare. Rufus era già sicuro di poter colpire la pelle dello stregone, già le lame avevano inciso i primi graffi, quando fu rigettate violentemente indietro dallo scudo che lo stregone aveva avuto la prontezza di evocare. Ma evocato per funzionare in modo tanto tempestivo, si spense non appena la minaccia fu passata. Se fosse stato furbo, lo avrebbe continuato a tenere in piedi, per evitare ancora altri colpi: se avevo colpito una volta perchè non farlo ancora? O forse era stato furbo e preferiva rimanere all'erta senza avere il timore di stancarsi e perdere tutte le sue energie in un colpo? Qualunque fosse stata la sua decisione non avrebbe perso tempo. Per l'effetto dello scudo infranto avrebbe avuto qualche secondo di stordimento e Rufus ne avrebbe approfittato per colpirlo ancora. Evocò ancora le sue lame e le scagliò con forza, con varie tempistiche, così o sarebbe dovuto essere molto veloce a evocare lo scudo e o avrebbe dovuto mantenerlo e concentrarsi per non stancarsi e per non lasciarsi prosciugare tutte le energie.

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